Nascere e lasciarsi amare

Lunedì è stato il giorno dell’ultimo saluto al piccolo Giacomo.
L’ultima sua festa sulla terra è stata celebrata nella bellissima basilica di San Martino a Treviglio, vicino Milano. Io e Anna abbiamo preso il primo treno del mattino per poter essere accanto alla sua mamma e al suo papà.
Quando siamo entrati nella basilica c’era già molta gente e alla fine, a salutare Giacomo, eravamo almeno un migliaio di persone. Come fu per il nostro Filippo, quella che si è celebrata è stata una pasqua, una festa per la nascita al cielo di un bimbo, che ha solo lasciato qui il suo corpicino ferito ma che continuerà la sua vita vegliando sui suoi fratelli e sui suoi genitori, essendo loro vicino come mai avrebbe potuto fare qui sulla terra, amandoli di amore infinito.
La cerimonia è trascorsa in modo sereno, c’erano molti amici, molti bambini, anche se il giovane “Isa” e la piccola “Princi”, fratello e sorellina di Giacomo, a tratti non sono riusciti a trattenere le lacrime.
Alcuni dei canti intonati dal coro erano quelli del battesimo di Giacomo, per ricordare che la vera vita di Giacomo è iniziata quel giorno di 3 anni fa.
Mamma Chiara e papà Luca, con fede e con coraggio, hanno riconsegnato nelle mani del Padre la vita del loro bimbo, avendo compreso che gli era stata affidata come un dono prezioso; al termine della cerimonia, ci hanno salutato con queste parole.

Grazie a tutti di essere qui con noi.
Io e mia moglie Chiara ci teniamo a dire una cosa sola.
In questi anni abbiamo sempre sentito definire i bambini come Giacomo dei “guerrieri”. A noi Giacomo è sempre sembrato un bambino non che lottava ma che obbediva a quello che la sua vita gli chiedeva. Ha affrontato ricoveri di mesi sempre sorridendo e felice.

Perché era felice pur essendo chiuso in una stanza di ospedale?
Perché con lui c’erano sempre la mamma, il papà e i nonni, i suoi grandi affetti. Ecco quindi che in nome di un grande affetto da cui dipendi e che ti sostiene, riesci a obbedire anche alla realtà più dura: a 2-3 anni bastano i genitori, più avanti serve un affetto più grande, che ci sostenga e ci guidi.

Stare con Giacomo in ospedale era semplice perché era di una simpatia disarmante ed era impossibile non desiderare di stare con lui.

Siamo grati al Signore per questi anni in cui ci ha permesso di accudire Giacomo, grati perché ci ha scelti per essere i genitori di un santo.
Grati perché con Giacomo è stato chiaro, e abbiamo sperimentato, cosa significa la dipendenza da un Altro, grati perché con Giacomo abbiamo capito cosa significa lasciarsi amare per ciò che si è, senza fare nulla. Ecco perché abbiamo scelto questa frase che bene lo descrive: l’importante nella vita non è fare qualcosa ma nascere e lasciarsi amare.

Chiara Frigerio e Luca Campagna

P.S. Per me e per Anna è stata una giornata toccante e bellissima. Abbiamo rivissuto molti momenti dell’ultimo saluto al nostro Filippo. Ma Chiara e Luca e le loro famiglie e tutti i loro amici ci hanno fatto sentire come se fossimo a casa, ci hanno praticamente “coccolato” in ogni momento. Abbiamo respirato l’aria fresca e buona di una comunità fatta di tante giovani famiglie, animate dalla fede nel Dio della vita. La sera, di ritorno verso casa, pur avendo assistito al funerale di un bimbo dolcissimo di soli 3 anni, pur con la stanchezza di un viaggio lungo, il nostro spirito era rinfrancato, rinvigorito, fiducioso nel futuro e nelle persone. Siamo partiti lunedì mattina sperando di riuscire a donare un semplice abbraccio o una parola di conforto e siamo tornati a casa con le valigie cariche dell’affetto di tanti nuovi amici. 

7 risposte a "Nascere e lasciarsi amare"

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  1. L’uomo è capace di sperare, e amare, oltre ogni speranza, nelle situazioni più disperate e disparate.
    Ma è anche capace di sopprimere vite direttamente in grembo di mamma.
    Il mistero di una libertà troppo grande per le nostre piccole esistenze.
    Tu bambino che ora sei certamente tra le schiere degli Angeli prediletti da Dio, non mancherai di sorreggere coloro che ti hanno amato e chi a te rivolge un pensiero.

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  2. Da quando ce ne avete parlato, ho iniziato a pregare per Giacomo, ogni mattina. Era un po’ che non leggevo le mail, e solo adesso ho saputo. Dico solo: grazie. Grazie a Dio, grazie a voi che ci fate conoscere queste esperienze, che le condividete con estranei, estranei figli dello stesso Padre. Grazie anche ai genitori di Giacomo, perché insieme a voi, Anna e Stefano, ci state donando qualcosa di raro e molto, molto prezioso.

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