amate, pregate

di Anna Mazzitelli

Può succedere che uno pensa, ingenuamente, di andare alla Messa mattutina e di sentirsi meglio, e si ritrova invece in lacrime perché il Vangelo che viene letto è come un pugno nello stomaco. A me è capitato stamattina, ascoltando il brano che evidentemente è per me il più difficile e ostico.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». (Mt 5,43-48)

Ecco, quanto è difficile e quanto sembra assurdo amare i propri nemici! Quanto non so farlo nel modo più assoluto! Quanto mi è facile sgranare rosari per Giacomo, che è innocente e delizioso, (e lo nomino così chi mi legge può fermarsi un momento a pregare con me per lui), e per la mia famiglia, o per perfetti sconosciuti che me lo chiedono, o per i miei amici, o per quelli che mi vanno a genio, e quanto invece mi sento incredibilmente incapace di farlo per quelli che a genio non mi vanno neanche un po’.

I nemici, poi… ma come si fa ad amare i propri nemici? Io se ho un nemico, il massimo che riesco a fare è cercare delle giustificazioni plausibili per non arrabbiarmi troppo delle offese e del male ricevuto. Ma questo è ben lontano dall’amare.

Qualche volta ho ricevuto insulti (è capitato) e, quando succede, siccome vorrei essere buona, comincio a dire: “Beh, vabbè, sono stata insultata, ma cerchiamo di capire la situazione, la persona che mi ha insultato non mi capisce bene, soffre molto, ha dei problemi seri, è fragile, è debole…”

Non credo che Gesù intendesse “Abbiate pena per i vostri nemici e giustificate come meglio potete i vostri persecutori”. Non c’è molto da interpretare: amate, pregate.

E, se mai non fosse chiaro, non dice: “Amate i vostri nemici perché siete figli del Padre”, dice “Amate i vostri nemici affinché siate figli del Padre”… ovvero… se non li amate…

Non lo so fare. Non ci riesco, non so nemmeno da dove si comincia.

Se qualcuno sa come si fa, me lo insegni, per favore. Si accettano aiuti e suggerimenti, e sono gradite preghiere affinché riesca quantomeno a non ripagare con la stessa moneta. Grazie.

18 risposte a "amate, pregate"

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  1. cara anna..non so aiutarti…non sono neppure capace (…spesso…) di amare davvero chi mi è vicino, figurati se potrei darti consigli su come farlo con chi ci è avverso…o comunque ostile..
    Non credo vi sia altro da fare che confidare nel Signore…ma anche quello non so farlo.
    Ti chiedo scusa ma sono talmente povero e incapace da non saperlo esprimere…

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    1. Ti dico che sono nelle tue stesse condizioni, anch’io sto cercando di capire cosa intendesse Gesù quando l’ascio il secondo comandamento nuovo, amatevi come io ho amato voi, forse x incominciare penso che se non ci amiamo noi stessi non possiamo andare gli altri, e poi che per quanto ci possiamo sforzare siamo sempre esseri umani con le nostre debolezze e con i nostri pregi, l’importante è accettare che siamo tutti peccatori , ma che Gesù Cristo è sempre pronto a perdonarci sé andiamo col cuore pentito, perché Dio ama il peccatore ,e che odia il peccato, affidiamoci a Dio e confidiamo in lui non c’è cosa migliore, ciaoooo

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  2. Carissima Anna, condivido in pieno quello che hai scritto e anche io sono sconcertato dalle parole di Gesù (mi capita spesso). Aggiungo che ti ammiro per la coscienza, la sincerità e il coraggio di riconoscere questo (nostro) limite. … Sperando di non sembrare troppo presuntuoso, mi permetto anche di gettare una risposta alla questione a partire dalla mia esperienza. Io ho visto persone che vivono come dice Gesù solo in un caso: perchè hanno una sovrabbondanza, perchè si sentono amati incondizionatamente !!!

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  3. Carissima Anna, mi sa che siamo tutti sulla stessa barca. Amare e pregare per i “nemici” è l’arrivo, è la guarigione del cuore. Ma arrivare è dura, è doloroso, è veramente difficile per noi perché siamo fatti di carne (chi più chi meno…). L’unico che può guarire il nostro cuore è Gesù. Un mezzo tra gli altri? La preghiera… anche quella non propriamente indirizzata al bene dei nostri “nemici”.
    In fondo la santità non è essere perfetti, amare tutti, vivere in una specie di paradiso mentale. No! La santità è essere come siamo, permalosi se ci offendono, sofferenti se ci fanno del male, ammaccati se ci colpiscono, etc. Però? Però desiderare di provare almeno a non vendicarsi né con i fatti né con la lingua… E’ provare a migliorare il proprio sentire. Il sentimento non è peccato. Il peccato è accondiscendere al sentimento… a quella rabbia che si prova quando si è più o meno massacrati dagli altri. Sì, e non reagire se non con un flebile “tentativo” di non desiderare di ricambiare quanto ricevuto, magari con i dovuti interessi del caso.
    Jè ddura!!!!! Ma il Maestro, Colui che ha perdonato sulla Croce chi l’ha inchiodato e compagnia bella (cioè anche noi…), è con noi! Non siamo soli. E poi… le persone che ci vogliono bene, quelle che pregano per noi, che ci dimostrano il loro affetto, a che servono? Smack! 😀

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  4. Alcuni giorni fa ho spiegato da buon marmista a mia figlia perché il pavimento della chiesa è in salita fino all altare fino a Dio .La nostra vita è una salita continua per raggiungere l Altissimo e la stesso viaggio ha un senso .Noi non vediamo Dio come Filippo ma quando cerchiamo di comprendere le sue parole è un passo in più verso la cima .Non è mai facile come non facile é la montagna ma il riflettere sulla parola di Dio ci fa avvicinare la metà .Abbiamo strade piatte nella nostra società e quelle leggermente aspre vengono battute per renderle agibili .Dio no ..ci fa salire piano piano come in Chiesa per capire approfondire riflettere perché quando arriveremo lassù il panorama sarà più comprensibile .Un abbraccio Marco

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  5. grazie, grazie , grazie. È da poco che vi seguo e mi aiuta moltissimo. Questo commento poi, mi ci sono ritrovata. Ieri pensavo che sono qui ogni giorno ad implorare una Grazia che è più un miracolo, ma poi io dalla mia parte cosa faccio? Quanto tempo perso a sbraitare contro quel collega o a tenere il muso ad un vicino troppo invadente. Ma a chiedere sono bravissima. Mi sembra di ricadere inesorabilmente sempre negli stessi errori

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  6. Ciao Anna. Nessuno può amare un nemico, credo, semmai un ex nemico. Hai presente un bicchiere pieno di birra da un litro? Quello è il nemico. Appena inizi a bere non esiste più il bicchiere pieno di birra, ossia il nemico, appena inizi ad amare un nemico non è più un nemico. Però se uno è astemio fa più fatica e magari la offre al suo vicino, ecco pregare secondo me può avere la funzione di chiedere a Dio di intervenire, di aiutarti a finire questa birra. Che ne dici, a parte che ti avrò fatto venire sete.

    Prova pensare al contrario, di essere tu la nemica di qualcuno, magari hai la percezione di esserlo o magari è frutto di una dichiarazione chiara: “Anna, mi stai sulle palle”. Io non sopporto di essere il nemico di qualcuno, è una cosa che non mi da pace ma purtroppo non posso farci molto, anzi a volte cercare di mitigare questo rancore degli altri attraverso la gentilezza, l’apertura viene percepito come un gesto stucchevole “ma che c…o vuoi ancora?, levati di torno”… ecco qui il vangelo insegna a sbattere i sandali mi sembra.

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    1. Gigi ora la birra me la devi offrire! Poi però facciamo a metà perché io non reggo e mi gira subito la testa.
      Hai ragione, anche io devo stare sulle p… a molti, è una certezza, ma in questo caso io parlavo di vere offese, di ferite che anche se credi di aver dimenticato, quando dopo un po’ di tempo ci ripensi riaffiorano e bruciano come il primo momento, di colpi bassi, di cose dette (magari senza l’intenzione di ferire, o sì, con quell’intenzione, ma non è questo il punto, no?) e che non riesci a superare. E quando ci pensi ti continua a ribollire il sangue.
      Forse sembra strano ma a me è capitato di riceverne, di questi colpi bassi, e se continuo a parlarne altro che birra, mi serve una camomilla…
      E Gesù mi sta chiedendo di amare quella persona… lo so che è così, me l’ha chiesto ieri a Messa! Aiutami Gigi, bevi mezza della mia birra, io berrò mezza della tua, quando ne avrai bisogno!

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    2. exileye: concordo sull’ex-nemico. Credo che solo quando il cuore guarisce da una ferita tremenda riesce ad amare, non con l’amore umano ma con quello spirituale… con quello di Dio, anche chi è stato e magari è ancora “nemico”. Quindi a livello reale da parte di chi è stato colpito non c’è più la parola “nemico” ma quella di “amico”… come Gesù ha detto a Giuda nel Getsemani: “Amico…”
      Credo che quando il cuore è guarito, prima o poi, guarisce anche la situazione e soprattutto il cuore di chi ha colpito.

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  7. Cara Anna, quando ieri ho letto questo vangelo ( ora faccio outing) questo e’ quello che ho scritto sul mio quadernino : ” Amare il nemico…si ma come si fa”?
    Questo per dirti che secondo me è impossibile. Proprio così. Impossibile. Infatti umanamente si può, come tu dici, giustificare con grande creatività il nemico e cercare di non serbare troppo rancore. Il punto e’ questo. Umanamente. Ma questo scatto ( e che scatto!) di amare il nemico Dio ci chiede di farlo da figli suoi. Ora, se ho capito qualcosina di questa meravigliosa figliolanza , essere figli di Dio significa attingere alle Sue forze, non alle nostre. Io per esempio quando ho un nemico mi difendo. Mica lo attacco, no no, peggio ancora, mi difendo. Io sono una che non aggredisce, ma quando vedo del male rivolto verso di me, mi difendo. Come? A Roma si dice ” pio er fugone”. Ecco. Appunto. Do la giustificazione da professoressa al cattivone di turno , il modo in cui lo scuso funge da ” questa e’ l’ ultima volta eh”. Poi dentro di me penso ” me ne sto lontana, mica mi espongo cosi al male che mi vuol fare sta gentaglia”. Subito dopo prendo il suddetto fugone e via, chi s’è visto s’è visto. Ecco, penso che sto trenino chiamato fugone parta molto spesso e purtroppo non e’ Dio il capotreno, ma un altro. Dato che l’ avversario imita tutte le cose di Dio e cerca di renderle il più simili possibile, l’ inganno secondo me sta qui : Siamo ingannati nel discernere due atteggiamenti diversi : il primo e’ amore, l’ altro fuga. Il primo e’ non entrare in risonanza con il male dell’ altro, proprio con quel male che viene per nuocere noi, il secondo e’ la fuga. Ma la fuga e’ in realtà la massima risonanza con il male dell’ altro, a pensarci bene. Infatti : Tu mi lanci qualcosa e io scappo. Fila liscio come l’ olio. Questa fuga mi viene venduta come atteggiamento saggio , come amore verso il nemico. Sono una pessima consumatrice, ha ragione il mio fidanzato quando dice che la spesa non la so fare tanto bene, compro cose inutili, infatti. Ora io penso che se dobbiamo concentrarci sul punto primo un motivo c’ e’ ed e’ questo: Per amare il nemico e saper pregare per lui non si deve entrare in risonanza con il male che a noi sembra da lui provenire. Il resto poi si fa con Dio. Amare e’ agire, non si ama con una giustificazione da quattro soldi e poi l’ Amore vuole il nostro volto, non le nostre spalle dopo che le abbiamo girate. Si vabbè ma come caspita bisogna agire?
    Tu sei maestra. Io lavoro come supplente da dieci anni. Ti e’ mai capitato di stare di fronte a quel bambino che ha paura perché e’ convinto di non riuscire a fare una cosa? Ti e’ mai capitato di sapere invece che quel bambino e’ in grado di farla perché ha i prerequisiti per poterla fare?E ti e’ mai capitato di palesarglieli apertamente ? ( ” ti ricordi quando hai fatto questo e sei stato bravo? Ti ricordi quando hai fatto quello e avevi paura, invece poi e’ andata benissimo?…e così via…..)
    Io penso che tu abbia i prerequisiti per poter fare questo santo viaggio, Anna. Amare il nemico e’ sicuramente la cosa più alta e vicina a Dio che si possa fare. Gesù sulla croce ha fatto questo. E non e’ che fingesse. Non faceva finta, e ci ha amati davvero, a noi che l’ abbiamo messo la sopra. Altro che fugone, il male se l’ e’ preso tutto. Tutti siamo chiamati a vivere questa grazia di amare il nemico, io per prima ( non mi voglio tirare fuori eh ) ma tu, Anna, hai amato un grande nemico, e non serve che io stia qui a ricordarti i tempi e le modalità in cui l’ hai fatto. Filippo stava male e tu quel male l’ hai amato, Anna, l’ hai amato accettandolo, l’ hai amato non fuggendo, non opponendoti (” non opponetevi al malvagio”). Hai amato un nemico che voleva aggredire tuo figlio. Come? Amando Filippo. Accettando tutto quello che il nemico vi propinava e combattendo per non dargliela vinta. E avete vinto. Io penso che amare il nemico significhi amarlo nonostante, volere il suo bene nonostante il suo male, combattendo il suo male con l’ amore. Certo questo comporta senza dubbio una presa in carico, e come ogni incarico la preghiera aiuta tanto e nella preghiera forse Dio ci suggerisce anche le azioni concrete da fare. Forse infatti le modalità con cui si ama il nemico non sono specificate perché ogni persona va amata in modo diverso. Amare il nemico infatti e’ la cosa che più ci rende figli di Dio, che non ama tutti, ama ognuno.

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  8. Vorrei avere una risposta semplice, e forse c’è.
    Qualcuno l’ha accennato già, ma non declinato.
    La frase è di Gesù, quindi se ci chiediamo cosa significhi amare occorre rifarsi a quello che Gesù ha detto sull’amore.
    Ed è rivelatore quando dice “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Poi ha detto anche “Ama Dio con tutto te stesso e il prossimo come te stesso”, E dopo la frase del vangelo della scorsa domenica, nel Vangelo di Giovanni secondo me c’è la chiave di lettura della concezione di Dio e di Gesù Dio e uomo sull’amore. Dice: “Da questo riconosceranno che siete miei fratelli: da come vi amerete gli uni gli altri”. e, poche righe più in là, “Padre, che siano una cosa sola come noi lo siamo”.
    Ciò che è già stato detto, è che si può amare gli amici per il traboccare dell’amore vissuto verso i fratelli. Solo se sperimenti la carezza del Nazareno puoi essere disposto a porgere l’altra guancia a ricevere un altro schiaffo. Solo se hai sperimentato la comunione solidale con la comunità dei fratelli puoi affrontare da vincitore la persecuzione e perfino la morte violenta. Solo se qualcuno non costretto ha camminato al tuo fianco per un lungo cammino puoi accettare di essere costretto di fare un miglio in più a fianco del tuo nemico, ecc. ecc.
    Possono sembrare vane parole, accatastate sulle nostre vaghe conoscenze delle dinamiche dell’amore, del voler bene e dell’essere amati. Ecco, anche in questa equazione tra amore e bene dell’altro risiede una delle possibili e praticabili letture di questo strano ossimoro che ci è chiesto da Gesù. Amare l’altro è volere il suo bene, e il bene più grande che si può volere è non spegnere desiderio che l’altro possa giungere a conoscere Dio.
    Ecco perchè il comando di Gesù di amare i nemici è assurdo e impraticabile e rischiamo di non avere una pietra di paragone sulla quale misurare il non misurabile se non amiamo prima di tutto i nostri fratelli, e se non ci lasciamo amare da Dio nella sua misura infinita. Mentre diventa un giogo dolce e un carico leggero, se lasciamo traboccare il nostro cuore da ciò che abbiamo abbondantemente ricevuto.
    Senza questa consapevolezza amare il nemico non è altro che una forma patologica, che si chiama “Sindrome di Stoccolma”.

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    1. Roberto vero? Sono d’accordo con quello che dici, ma per come sono fatta io riesco a porgere anche mille volte la guancia e a fare miglia e miglia accanto al mio nemico, eppure sento che amarlo è cosa diversa. Posso umiliarmi (o cercare di farlo), perdonare, mettermi a servizio… Ma amare… E sento invece che Lui me lo chiede, per questo il Vangelo di ieri mi ha così stravolto.
      Ma forse la chiave è proprio in quello che tu dici, cioè farsi amare da Dio. Anche questo certe volte non è per niente facile e scontato, ma come diceva anche Alessio qui sopra forse è l’unico modo.

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  9. Cara Anna hai ragione… quanto è difficile!

    Anzi non è difficile è umanamente impossibile!!

    Il fatto è che Cristo ci invita (potremmo quasi dire “esige” se siamo suoi) a vivere ogni cosa non in modo umano, ma in modo “divino”.
    Non è d’altronde l’esperienza che abbiamo fatto difronte alla morte?
    E cosa abbiamo sperimentato? Che era cose se non fossimo noi a vivere questa esperienza, ma uno Spirito diverso in noi.
    Con Cristo, per Cristo e in Cristo!

    E’ solo quando lo Spirito del Risorto vive in noi che possiamo amare “come Lui ci ha amato”.

    Ed ecco che possiamo trovare un punto di partenza, un aiuto anche mentale, psicologico… un aiuto sul senso delle cose (seppure questo da solo non ci permetterà di fare il salto nell’amore al nemico).
    Come ci ha amato Cristo? Dando la sua stessa vita per noi e donandola tra atroci sofferenze, Lui l’Unico Giusto.

    Ma quando ci ha amati? Quando eravamo santi, o almeno buonini e bravini? NO…
    Quando gli eravamo nemici (vedi Rom 5,10)! Si nemici con il nostro stesso peccato o concreti nemici, oppositori come io lo sono stato (e chi viene da questa esperienza fa meno fatica a comprendere rispetto chi è nato “all’ombra del campanile).
    Quando ha implorato – sulla Croce – il Padre: “perdona loro perché non sanno quello che fanno”, per chi lo diceva? Per i suoi nemici, i suoi accusatori, i suoi aguzzini… e per noi, noi no?

    Così quello è lo sguardo (di Dio) che Cristo aveva sugli uomini tutti ed è lo sguardo che Cristo ci invita a fare nostro (in Lui).

    Perché hai un nemico? Cosa vuole da te? Perché ti calunnia, offende, ti fa del male?
    (E la domanda topica sarebbe: “perché Dio lo permette?”).

    Chi è costui, costei, chi sono costoro che “non sanno quello che fanno”… o certo talvolta lo sanno bene, ma perché compiono azioni talmente ignobili e ingiuste (come l’aver inchiodato Cristo alla Croce), inique, se non per il tremendo “buco nero” che hanno nel cuore (invidie, cattiverie, menzogne, ira, ecc.), una voragine che tutto inghiotte e distrugge e che non si sazia. Che cancella ogni forma di ragione (il Male non è mai neppure vagamente “ragionevole”), di compassione, di umanità… E’ un cancro che certo porta male intorno, ma corrode irreparabilmente da di dentro chi ne è vittima e soprattutto mette a rischi la loro stessa Vita Eterna!
    Una Vita Eterna che passeranno ad essere corrosi da quello stesso cancro…

    Umanamente siamo talvolta portati quasi a gioirne, a pensare “ben gli sta”, questa è la giustizia… si la nostra, quella umana, ma, lo sappiamo bene, questo non è il “modo di Dio” di vedere le cose.

    Benedite, dice il Signore, benedite e non maledite, non rendete male al male, perché non è da Figli di Dio, ma anche perché rischieremo di entrare anche noi nel vortice (del) maligno.
    Se il nostro Amato Cristo è morto (anche) loro, come non desiderare che anche per mezzo nostro questo Sacrificio trovi il suo compimento, dia a costoro un possibilità, una Speranza.
    Certo è spesso un Martirio, ma forse credevamo imbarcandoci con il Signore, di andare in contro a trionfi di gloria terrena? Su questa terra dove Cristo Nostro Signore a trovato pace reclinando il capo?
    Un duro letto a forma di Croce.
    Dal sangue dei Martiri (e c’è anche un “Martirio Bianco), nascono nuovi Cristiani, non di rado tra glie stessi persecutori (vedi primo tra tutti San Paolo).

    Quindi da dove partiamo?
    Lasciamoci amare da Cristo, convertiamoci a Lui, perché Lui possa vivere in noi. E se il padre mette sul nostro cammino un nemico, domandiamoci prima di tutto “cosa vuole Dio da me?” (domanda che vi sarete ben posti nella vostre storia…).
    La risposta la conosciamo, perciò non rimane che chiedere quella Forza, quello Spirito, qui doni, che ci sono necessari perché la Sua Parola (amate i vostri nemici) si compia in noi.

    Buon Anno.

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