Capolavoro

di Anna Mazzitelli

Conosco un Piccolo Principe.

Ce ne sono sicuramente tanti, in giro per il mondo. Quello che conosco io non è più tanto piccolo, ma è sicuramente Principe.

Conserva quella ingenuità e quella freschezza tipica dei bambini, e allo stesso tempo è responsabile e adulto, sa quello che vuole e conosce il mondo.

E’ bello come il sole il Piccolo Principe che conosco, e credo che sappia di esserlo, ma non se ne fa un vanto, così come non si vanta di tutto quello che fa, anche se ogni cosa che fa gli riesce bene.

Sembra impossibile, ma diventa ancora più bello, si illumina di una luce speciale, quando fa la cosa per la quale è nato, quando realizza il suo essere, proprio come il piccolo principe si illuminava parlando del suo fiore o osservando la sua pecora attraverso la cassetta disegnata.

Il Piccolo Principe che conosco, se ha bisogno di una cosa, te la chiede. Se desidera una cosa, te la chiede. Se ha deciso di fare una cosa, te lo dice, non te lo chiede.

E’ sicuro di sé, non fa finti complimenti, non ha paura di disturbare, e, in effetti, non disturba mai.

Fa tutto quello che deve, che può o che desidera mettendoci tutto se stesso, e sempre sorridendo. Il suo sorriso non è superficiale, non è quello di chi si lascia vivere, ma quello di chi ha capito cos’è la vita, nel bene e nel male, e gli piace un sacco. Sa divertirsi, il Piccolo Principe che conosco, e sa essere serio quando serve. Deve avere anche lui un qualche fiore su qualche stella, ma questo non gli impedisce di guardare il cielo gioiosamente e di vedere cinque milioni di sonagli in cinque milioni di stelle che sanno ridere.

Una volta l’ho visto piangere, ma è stato solo per un attimo. Lui sorride, e pretende sorrisi.

Il Piccolo Principe che conosco è essenziale. Non si perde in chiacchiere, arriva subito al punto, non fa giri di parole, non perde tempo. E’ vero.

Il piccolo principe del racconto se ne è tornato sulla sua stella quando era ancora un bambino, e pensandoci sembra che non possa essere altrimenti. Crescere significa abbandonare la spontaneità, significa avere dei doveri, pensare alle cose che servono, più che alle cose che rendono felici.

Crescendo si inaridisce, si gioisce di meno, si è travolti dalle cose da fare, dalla fretta, dalle preoccupazioni, e spesso non ci si ricorda più di come è essere bambini. Crescendo, il piccolo principe sparisce per far posto all’uomo d’affari, o al vanitoso, o al re.

Invece ci sono dei Piccoli Principi che diventano adulti, malgrado la loro bellezza e la loro purezza, malgrado la loro capacità di continuare a stupirsi e la loro meravigliosa ingenuità. Credo che succeda perché queste persone sono destinate a cose grandi.

Perché ho scritto queste cose?

Qualcuno mi ha detto che le mie preghiere sono efficaci. Non so se sia vero, ma penso che più sono numerose le persone che pregano per qualcosa, più hanno la possibilità di ottenere quello per cui si prega. Quindi vi chiedo di pregare con me per il Piccolo Principe che conosco, perché riesca a realizzare le grandi cose a cui è certamente chiamato, e faccia della sua vita un Capolavoro.

9 risposte a "Capolavoro"

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  1. Conta pure sulla mia preghiera anche se la persona di cui parli mi sembra già perfetta così come l’hai descritta tu e non bisognosa di preghiere ma…..forse ti riferivi al bambino che è in ciascuno di noi.
    Perdona la mia poca intelligenza ma sai ho quasi 70 anni e spesso non riesco a leggere oltre le parole.
    Mi piace leggerti, mi piacciono le cose che scrivi ed il modo in cui scrivi. Ho conosciuto attraverso il blog il tuo piccolo principe, Filippo, tornato in braccio a Gesù e sono rimasta conquistata dalla tua forza e fede. GRAZIE.

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    1. Cara Lucetta, grazie davvero per quello che dici e soprattutto per le preghiere. In realtà credo che tutti ne abbiano bisogno, soprattutto le persone che sembrano perfette, e magari lo sono, se non altro per preservare questa loro perfezione, non trovi?
      Quanto al mio piccolo Filippo, è lui che mi sta dando tutta questa forza!
      Ti abbraccio con il cuore
      Anna

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      1. Hai ragione! Perseverare nel bene, nella fede non è scontato ed ecco la necessità di pregare anche per tutti quelli che sono in cammino verso la casa del Padre. Ricambio il tuo abbraccio. Lucetta

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  2. cara Anna,
    pregare per i sani è qualche volta più doveroso che pregare per i malati, perché è sui sani -nel senso che descrivi- che si concentra la “gelosia degli dei” che per noi che agli dei non crediamo è la rabbia del demonio. Prego anch’io, poco e male, per la questa intenzione

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  3. Pregare, cosa e’ pregare? Dire le consuete preghiere conosciute a memoria e’ pregare? Pregare affidando a Dio delle persone e’ pregare? Abbandonarsi nel pensiero di Dio è pregare? Chissà! spesso mi chiedo ma è sufficiente? Riesco così ad arrivare a Dio? Ho l’impressione che non basti e mi dico che devo fare di più, ma come?

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    1. A volte per me pregare è trovarmi in una situazione che non vorrei, o a dover fare qualcosa che in quel momento non mi va, e invece che sbuffare (come al solito) provo a dire: “Lo faccio per te”. Capita raramente, la maggior parte delle volte sbuffo e basta, ma quando capita che io riesca a offrire una piccola cosa a Lui, mi sembra che valga più di cento preghiere.

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    2. Preghiera. – Prego per voi – non vuol dire ch’io pronunci di tanto in tanto qualche parola pensando a voi; vuol dire che mi sento responsabile di voi nella carne e nell’anima, che vi porto in me come una madre il suo bambino, che voglio condividere, anzi non solo condividere ma attirare interamente su di me il male ed il dolore che vi minacciano, e che offro a Dio tutta la mia notte perché egli ve la restituisca in luce. (Gustave Thibon, L’uomo maschera di Dio, SEI, Torino 1971, p. 63)

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