di Anna Mazzitelli
Quando io e Stefano ci accingevamo a sposarci, tredici anni fa, pensando alle letture per la messa nuziale avrei voluto scegliere il Vangelo degli uccelli del cielo e i gigli del campo, quello che dice “non affannatevi…” perché ci penserà il Signore.
Il sacerdote che avrebbe celebrato, però, che evidentemente ci vedeva molto più lungo di me, ci consigliò il Vangelo delle Nozze di Cana.
Lì per lì non ero molto d’accordo, un brano sentito e risentito, il classico brano “da matrimonio”, mi sembrava scontato e poco significativo.
Nel corso del tempo, invece, ho cominciato a leggerlo in modo diverso, puntando sul come Gesù fa il miracolo, il suo primo miracolo pubblico.
Tralasciando il non secondario intervento della Madonna, mi sono affezionata a quei servi che, senza controbattere, senza protestare, senza chiedersi se avesse un senso, alle parole di Gesù “Riempite d’acqua le giare”, subito si attivarono e “le riempirono fino all’orlo”.
Da sempre più affine come temperamento a Marta di Betania che a sua sorella Maria, l’Eccomi della Madonna e di tanti altri personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento mi ha sempre affascinato, pur non riuscendo a farlo mio fino in fondo.
Eccomi, sì, ma che devo fare? Devo lasciare che si compia in me la tua volontà? E intanto io che faccio, che ferma non ci so stare?
Sono arrivati in mio aiuto i servi che avevano attinto l’acqua e che vedono sotto i loro occhi il maestro di tavola versare vino buono dalle brocche.
Perché io sono una che controbatte sempre, che protesta sempre, che chiede spiegazioni e si ribella se una cosa sembra senza senso. Eppure se così avessero fatto i servi, magari nessuno avrebbe riempito le giare, e lo sposo sarebbe rimasto senza vino a tavola. Magari i servi si saranno guardati stupiti, avranno anche pensato “questo è matto” ma poi gli hanno obbedito lo stesso, hanno attinto l’acqua, hanno salvato il matrimonio.
Quel vino rosso, corposo, che il nostro sacerdote ci disse essere l’amore, quella Madonna che dice a Gesù “non hanno più vino” che vuol dire “non hanno più amore”, quei servi che forse non si rendono nemmeno conto di quanto la loro obbedienza abbia avuto importanza nella vita di quei due sposi, e quanto continua ad averne oggi, dopo duemila anni, per tutti noi.
Ed ecco che il brano che giudicavo scontato e poco significativo è diventato centro della mia vita, centro delle mie preghiere, quando chiedo a Gesù di donare a me e Stefano ancora vino buono, e quei servi sono diventati modello da imitare, quando mi ripeto: “Fai quello che ti viene chiesto senza le tue solite polemiche”. Come Paul Claudel fa dire alla sua Violaine: “Perché affannarsi tanto, quando è così semplice obbedire?”, finalmente non mi viene chiesto di star ferma ad aspettare, contemplando, ma c’è un comando, un invito ad agire, un’esortazione che, sebbene spesso non comprensibile, si addice al mio impulso di fare, di muovermi, di partire. L’attesa e la meditazione del cuore, (oh, Maria, sapessi essere brava come te!), non sono alla mia portata. Il chinarmi a raccogliere giare, riempirle d’acqua e portarle a tavola mi è più facile. Obbedire è più facile.
E’ quello che ho cercato di fare nella nostra storia, nella malattia di Filippo e nella sua morte: se ho un merito è solo quello di essere riuscita a riempire d’acqua le giare senza domandare, senza protestare, con grande fatica, a volte, ma senza tirarmi indietro.
E, secondo mistero della Luce, Gesù ha trasformato la mia acqua in vino. In vino buono.
“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”(Luca 17,10). Grazie per la testimonianza
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E noi abbiamo attinto al tuo, al vostro vino buono. Grazie! Fa bene al cuore e al cammino spirituale sapere che qualcuno ce l’ha fatta a lasciarsi trasformare, anche nella grandissima sofferenza. Possiamo farcela! Grazie ancora. Smack! 😀
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Grazie Anna, le tue parole sono di una forza senza paragoni.
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Cara Anna, grazie per questa lettura che stai facendo della vostra vocazione matrimoniale. Maria vi guida a comprendere il progetto di Dio su di voi … e questo vino, frutto delle vostre nozze e dell’obbedienza, mi disseta di Dio.
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Altro che obbediente!!!! Mi ricordo uno per uno i tuoi sfoghi sul blog quando contestavi i referti, una parola o un’espressione del volto di un medico, l’operato di un infermiere, quando assieme a Stefano non obbediste agli ostacoli per portare Filippo a Monza!!! Quante volte ti ho visto ordinare, tu, di riempire le giare!!! Questa vostra dimensione terrena che ci avete offerto nei vostri due ultimi interventi, vi mostrano in tutta la vostra completezza. Grazie per le gradi e profonde prove d’amore che ci suggerite. Buon anno nuovo.
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Vincenzo, che dire, hai perfettamente ragione… Ti voglio bene!
Anna
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“Riempire d’acqua le giare senza protestare”…ecco un’altra chiave di lettura di un passaggio della vita di Gesù su cui non mi ero soffermato…certo e’ che, come al solito, acquista una forza maggiore quando viene illuminata dal “peso” della propria testimonianza : GRAZIE. Rifletto e trovo che la paura di perdersi faccia mettere alla ricerca, l’insuccesso della disobbedienza faccia capire quanto e’ prezioso obbedire, l’aridita’ della lontananza faccia avvicinare alla Luce, la “solitudine” faccia sentire attrazione per le persone che testimoniano il Verbo fatto Carne.
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Grazie, Anna, per la sincerità e l’umiltà con le quali condividi le tue riflessioni, il tuo cammino di fede e la tua vocazione di sposa, mamma ed amica! Grazie per la fortezza e la serenità che dimostri, assieme a Stefano, in questo momento… Grazie per aver accolto dal Padre il dono della vita di Filippo, per avergli “insegnato” a portare la sua croce affidandogli varie intenzioni (vedi le 7 preghiere di Filippo) e per aver condiviso la sua “nascita al cielo” con tanti fratelli e sorelle… Grazie, Anna.
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elloso’ che non c’è bisogno di mettere i puntini sulle i a te, Vincenzo, ma ubbidire a Dio quasi sempre vuol dire lottare come Giovanna d’Arco contro il nemico… non fare domande a Dio impone che si facciano tutte le debite domande agli uomini… o no? Grazie per la tua amicizia, che è una benedizione.
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la Parola è miracolo quotidiano per chi la sa leggere come voi con occhi nuovi. QUante sfaccettature della Luce divina nelle semplici parole della parabola. Essere servi, ma essere anche giare di poco pregio, lasciarsi riempire di semplice acqua, accogliere la trasformazione che avviene in noi, testimoniarla lasciando che il Signore distribuisca il vino miracoloso.
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Ma perche tutte questa precisazioni e sottolineature?
Di fronte ad una testimonianza di questo livello l’unica cosa da fare è ringraziare.
E tacere.
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Accidenti. grazie per la testimonianza !
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Ciao ho nominato il tuo blog per il liebster award perchè penso che il tuo blog sia molto interessante. Passa da me e leggi il post se ti va di partecipare
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Grazie.
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Grazie e buon anno!
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non avevo mai letto con questi occhi!!!!! non ho parole se non Grazie, a voi e al Signore che vi ha messo sulla mia strada
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